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La Rinascenza Mediterranea

Il movimento della rinascenza mediterranea, sorto in Francia nel corso della seconda metà dell’Ottocento, si è manifestato nel corso del secolo successivo secondo il classico modulo delle correnti carsiche. E’ riapparso in Italia, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, grazie ad Angelo Gubernatis e Piero Delfino Pesce; per poi scomparire fino agli inizi degli anni Quaranta, quando è rifiorito in Francia, grazie a Simone Weil e Albert Camus; per poi riapparire in Italia negli anni Novanta, grazie a Franco Cassano.
Sulla scorta dell’immagine mitica del Medi-terraneo, come mare che univa poiché metteva in contatto continenti e culture diverse, i teorici della rinascenza mediterranea volevano promuovere una civiltà più luminosa e più benefica, con un senso nuovo e più largo di umanità. Da qui la riattivazione del modello di razionalità mediterraneo che ha il suo fondamento nella nozione greca di misura. Tale recupero doveva consentire ai popoli latini di unirsi sul piano culturale e politico (federalismo) e di vivere e fiorire non sopra, ma a fianco degli altri popoli. Per essere accolti nell’ambito della popolazione latina (il termine popolazione, a differenza di popolo, implica la pluralità!), basta il richiamarsi a una comune sensibilità mediterranea che si dà nell’accoglienza dell’altro (ospitalità) e nella diffidenza nei confronti dell’uso della forza.
Pesce, De Gubertatis, Simone Weil, Hannah Arendt, Albert Camus e Franco Cassano, hanno veicolato il mito della Grecia o di Roma senza tenere nel debito conto il fatto che sia i Greci sia i Romani non manifestavano alcuna diffidenza nei confronti dell’uso della forza.
L’immagine, veicolata dalla Weil, nel saggio del 1940 l’Iliade ovvero il poema della forza, di una Grecia antica che ha orrore dell’uso della forza è priva di fondamento. Probabilmente serve per capire la filosofia della scrittrice francese e non certo per comprendere il mondo ellenico. Lo stesso discorso vale per la Arendt quando mitizza la civiltà romana, a differenza di quella greca, poiché i Romani erano in possesso della nozione di autorità, dimenticando le loro stragi: la distruzione di Cartagine e di Numanzia nonché il genocidio dei Galli.
Tuttavia ciò che ci fa decidere rispetto a un movimento non è il recupero più o meno selettivo di un passato mitizzato: ogni movimento rielabora il materiale mitico della tradizione (il mito è nella sua essenza un portatore di senso nei confronti del presente e, insieme, del passato!). Ciò che ci fa, invece, decidere sono i nuovi contenuti: ovvero la rivendicazione o negazione di forme di sociabilità più giuste e più libere, di nuove pratiche di liberazione e di nuovi percorsi di conoscenza.
Su questo piano, a cento anni di distanza, il bilancio relativo alla rinascenza mediterranea è deludente poiché, per il carattere astratto ed elitario del suo programma, non è riuscito a incidere sul tessuto delle relazioni sociali. Però non va dimenticato che in quegli anni di vacanza della ragione forse non c’era di meglio!
In riferimento agli ultimi epigoni della rinascenza mediterranea, ciò che Cassano propone nella sua riflessione è il recupero di un’antica e nobile tradizione di pensiero che ha avuto la sua insorgenza sulle coste del Mediterraneo a partire dall’età assiale (VI secolo a. C.). Nondimeno questo suo guardare al presente con gli occhi del passato non comporta in alcun modo una posizione di rifiuto della modernità. Quando Cassano fa riferimento alla civiltà greca, lo fa sempre e comunque in maniera selettiva: cioè concependo le situazioni del passato come leve critiche per ripensare la stessa modernità dal di fuori. E tuttavia proprio questo stare contempo dentro e fuori, comporta una sensibile dose di nostalgia nei confronti del mondo ellenico e un recupero dei valori della Tradizione. Da qui il dialogo - per lo più consenziente - con autori di Destra come Alain de Benoist.  
In questa sezione riportiamo i seguenti scritti:

1. Alain de Benoist - Danilo Zolo, Il Mediterraneo è l’avvenire dell’Europa, [Intervista raccolta da Alain de Benoist, Éléments, 129 (Été 2008), pp. 26-32. Traduzione delle domande dal francese all’italiano a cura di Benoît Challand. L’intervista è tratta dal sito-rivista Jura Gentium].
2. P. Matveyevic, Il Mediterraneo. Ieri e oggi, in «InOltre», n. 3, Jaca Book, Milano, 2000.
3. S. Latouche, La sfida della ragione mediterranea, in «InOltre», n 3, Jaca Book, Milano, 2000.
4. N. Fanizza, Simone Weil e la povertà condivisa, in «InOltre», n 8, Jaca Book, Milano, 2005.
5. N. Fanizza – F. Cassano, Stare sul confine, in «InOltre», n 1, Jaca Book, Milano,1997.
6. F. Cassano, Geofilosofia del Mediterraneo, in «InOltre», n. 3, Jaca Book, Milano, 2000.

 

 

Il «cdp» è diretto da Nicola Fanizza